E tutto scappa, tutto core via:
fenito n’artro inverno, n’artra estate
ariva puntuale. E la poesia
nun s’arisveja. Lunghe le giornate
moreno tutt’in fila, ‘na teoria
d’ore che, senza vive, sò passate
come ‘n letargo, anzi n’agonia
de tutte le speranze imbarzamate.
Che fà? Se tira avanti, se fà finta
che tutto sia arimasto come prima,
quanno ciavevo voja e puro grinta.
Mo stò a guardà: me pesa arancà ‘n cima
a sta strada in salita, senza spinta.
Me scavo li gradini co ‘na rima.
05 giugno, 2010
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6 commenti:
Sono stata contentissima delle tue parole e anche di vedere che hai un blog!!
Certo che mi ricordo che ne abbiamo scritto due... posterò anche l'altro, poco ma sicuro!
Un sorriso grande :) :) :)
Giusi
Bella la tua poesia, mi ricorda i sonetti di Belli e Trilussa.
happysummer
Molto bella e azzeccata: oggi pensavo una cosa del genere. Ciao
Come corre la vita... per fortuna che le parole (e le rime) ci fanno compagnia e ci rendono meno difficoltosa la strada... proprio condivisibile :)
Alberto
Ciao Gloria, passo per rileggere la tua bella poesia e per lasciarti un sorriso grande :D
Giusi
Buongiorno Gloria - grazie per il link - oggi piove anche da me - non la consola?
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