27 febbraio, 2014

SCIALLA

State sereni: pioveno miliardi,
sordi a palate entro primavera,
tutto veloce senza più ritardi,
anche si la finanza è ‘na groviera.

Queli de prima ereno infingardi,
lenti, inutili: semo in un’artr’era.
Ariveno rampanti li goliardi
anziosi come sò de fà cariera.

Si le promesse fusseno bajocchi
e le parole fusseno zecchini,
nun saressimo sempre più pitocchi,

ma potremmo ariempì li borzellini.
Senza arestà, speramo, come allocchi
quanno nun ce sarorno li quatrini.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre divertenti e sprizzanti, queste tue strofe. Un po' amare, ma sanno curare l'uomo intelligente! A rileggerti
WalterS

Anonimo ha detto...

Già, un'altra era di promesse vuote, di menzogne, di impoverimento sociale e culturale
Ciao,
Elnor

rita ha detto...

A rileggerti presto anch'io, questo sonetto è proprio liscio e scorrevole e fresco.
Rita